La manutenzione programmata e predittiva per il patrimonio architettonico
I temi della manutenzione e della prevenzione del danno, relativamente al patrimonio architettonico di cui sono ricchissime le nostre città, tornano puntualmente d’attualità al verificarsi di incidenti più o meno prevedibili, per poi passare molto spesso in secondo piano una volta cessata l’emergenza e calata l’attenzione mediatica. Teniamo alta l’attenzione…
Non è scontato affermare che l’attuazione di interventi di tutela debba fondarsi sulla diagnosi dello stato di conservazione del Bene e del suo contesto, poiché senza un approccio analitico alla manutenzione, tutti i buoni propositi rischiano di risolversi in interventi “spot”, poco efficaci sul lungo termine oppure concentrati su un’unica grande opera, dimenticandosi dell’intorno. A maggior ragione se si ha a che fare con l’intero patrimonio architettonico di un centro storico.
Le azioni di manutenzione e monitoraggio, nelle loro varie declinazioni, sono riconosciute dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e nell’ambito della recente revisione del Codice dei Contratti, intendendo tutte le attività volte alla massima salvaguardia materiale del Bene attraverso il monitoraggio delle sue condizioni di conservazione [1].
Il tema della valorizzazione, in specie nell’ambito dei beni culturali edificati, è necessariamente connesso alle politiche e alle pratiche di utilizzo, di fruizione e di tutela
P. Gasparoli, “La manutenzione preventiva e programmata del patrimonio storico tutelato come prima forma di valorizzazione, Firenze University Press, 2011
La norma UNI EN 13306:2018, recentissimo aggiornamento di quella del 2010, fornisce tutte le definizioni di manutenzione rilevanti sia per quanto riguarda la classificazione delle attività manutentive sia da un punto di vista amministrativo e gestionale. Si definisce la manutenzione preventiva come la manutenzione volta a ridurre la probabilità di guasto o il degrado del funzionamento di un’entità. Le attività di manutenzione preventiva possono inoltre essere “programmate”: la manutenzione programmata è infatti la manutenzione preventiva eseguita in base a un programma temporale o a un numero stabilito di grandezze. C’è poi la manutenzione predittiva che è definita come la manutenzione basata sulle condizioni eseguita in seguito a una previsione derivata da analisi ripetute o caratteristiche note e valutazione dei parametri significativi afferenti al degrado dell’entità.
Per guardare fuori dai confini nazionali, la British Standard Institution definisce a manutenzione, sia alla scala edilizia che territoriale, come “a work undertaken in order to keep or restore every facility to an acceptable standard”, configurandola quindi non come mera riparazione, piuttosto come una prassi operativa attraverso cui rispondere al problema di tenuta funzionale e del valore del fabbricato.
L’azione manutentiva, finalizzata alla prevenzione del danno, alla tutela dei valori materiali e al prolungamento della vita dell’immobile, costituisce quindi la base per la conservazione del patrimonio architettonico.
Per tutte queste azioni è stata prevista la UNI 10951:2001 “Sistemi informativi per la gestione della manutenzione dei patrimoni immobiliari”; la norma fornisce linee guida metodologico-operative per la progettazione, la realizzazione, l’utilizzo e l’aggiornamento di sistemi informativi per la gestione della manutenzione dei patrimoni immobiliari e per la relativa informatizzazione, costituiti da banche dati e procedure finalizzate alla raccolta, l’analisi delle informazioni necessarie alla gestione delle attività di manutenzione. I requisiti che tale sistema deve soddisfare sono quelli di:
- gestibilità
- disponibilità dei dati
- aggiornabilità (e ampliamento del sistema)
- integrabilità
- coerenza delle informazioni
- sicurezza.
Nonostante l’ampio panorama normativo (vedi anche la UNI 11257:2007 “Criteri per la stesura del piano e del programma di manutenzione dei beni edilizi”) il tema della pianificazione della manutenzione non è ancora definito da procedure unificate e standardizzate.
È necessario un cambio di passo, basato sull’impiego di metodologie operative innovative ed organizzazione dei processi di valutazione e controllo.
I vantaggi derivanti dall’attuazione di buone pratiche manutentive, integrate a valutazioni economiche, sono molteplici: contenimento dei costi dato dall’ottimizzazione delle risorse, distribuendo nel tempo le spese a fronte di onerosi interventi di restauro del danno, riduzione degli imprevisti e dei rischi e miglioramento della sicurezza, supporto nella pianificazione dei lavori, ecc.
[1] Vedi il D.Lgs. 42/2004 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (art. 29, comma 1) e il DM 154/2017«Regolamento sugli appalti pubblici riguardanti i beni culturali tutelati ai sensi del D.Lgs 42/2004, di cui al D.Lgs 50/2016»
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